Negozi aperti tutte le domeniche?

(…) Mi piace sbancare la Sma sotto casa, frequento con discreta regolarità i saldi e non faccio la faccia sofferente quando entro nel mall di Euroma2 o in quello di Bufalotta, così come ho la mia bella area su Amazon da cui talvolta ordino anche inutilità digitali per me e i miei cari. Ma cacchio, un po' di misura, un po' di equilibrio, un po' di bilanciamento.
Ecco, solo a questa esigenza umana di moderazione e di balance penso, quando vedo l'alzata di scudi contro il moderatissimo e cautissimo disegno di legge sui negozi che chiede ai commercianti di non aprire le serrande in sei (sei!) festività l'anno, lasciandoli liberi di aprire in tutte le altre. Ripeto: supermercati e negozi in genere sarebbero richiesti di non aprire solo nella metà, a scelta, delle seguenti feste: Capodanno, Epifania, 25 aprile, Pasqua, pasquetta, primo maggio,2 giugno, Ferragosto, primo novembre, 8 dicembre, Natale e Santo Stefano. Mentre oggi, in Italia, grazie al più ideologico e ortodosso dei governi recenti (Monti), è "libera" competizione continua e caccia al cliente h24, tutti i giorni dell’anno, senza limitazioni territoriali o legate ai prodotti venduti.

Sicché ai liberisti nostrani e agli estremisti dell'ordoconsumo consiglio di darsi una calmata: no, non è l'Unione Sovietica, non è l'alto medioevo e non è nemmeno il complotto dei salumai pigri. È un minimo di moderazione, è un Alka-Seltzer dopo una trentennale sbornia bulimica, è una lievissima garza sulla piaga del dumping orario, è un tenuissimo invito a considerarci tutti esseri umani prima che acquirenti compulsivi, è un timidissimo ribilanciamento tra i diritti del cittadino produttore e quelli del cittadino consumatore, ed è infine un richiamo sussurrato all'idea oggi eretica (benché sancita dalla Costituzione) che forse nella vita il riposo non è solo un diritto ma è perfino uno straccio di dovere sociale.

Tratto dal blog Piovono Rane, di Alessandro Gilioli